24 giugno 2008

Aperto il processo alle balene

Sono una delle principali vittime della pesca insensata dell'uomo e del degrado degli oceani. E ora devono pure farsi carico di un'accusa pesantissima, che legittimerebbe ulteriormente il loro sterminio: le balene tolgono il pane di bocca agli abitanti dei Paesi in via di sviluppo. Ho detto pane? Volevo dire pesci. Vi suona strano, parlando di mammiferi planctivori? Beh, allora leggete quanto segue - tratto da Repubblica - e indignatevi:
Il processo alle balene è iniziato. L'accusa, rappresentata dai tre grandi paesi cacciatori - Giappone, Norvegia e Islanda - sostiene che i grossi cetacei "rubano" i pesci ai paesi in via di sviluppo intaccando le risorse ittiche dei mari. La difesa, rappresentata dal Wwf, replica affermando che la denuncia è "assurda". Lo scontro si annuncia feroce al sessantesimo summit della Commissione baleniera internazionale che si apre oggi a Santiago del Cile presenti ottanta paesi.

La prima questione sul tavolo sarà proprio il calo delle risorse ittiche. "Giappone, Norvegia e Islanda - spiega Massimiliano Rocco, responsabile del programma Traffic e specie del Wwf Italia - continuano ad affermare che i cetacei stanno intaccando le risorse ittiche dei nostri mari, causando un calo del pescato. Assurdo. La colpa è dell'uomo e della pesca selvaggia. La tesi dell'accusa serve solo per giustificare la caccia alle balene e per sviare l'attenzione dal vero problema, quello della pesca che sta letteralmente ripulendo i mari, provocando un calo preoccupante di tonni, merluzzi e salmoni".

Passiamo a un lancio Agi del 23 giugno (ieri)
"In Giappone due attivisti innocenti, che hanno dimostrato come la ricerca scientifica sia solo una copertura, sono in galera senza alcuna accusa formale, mentre chi uccide le balene per profitto e non certo per la scienza e' ancora a piede libero". Greenpeace chiede all'IWC di adottare anche misure immediate per ridurre altre minacce alle balene prodotte dall'uomo, come l'inquinamento, i rumori subacquei e i sonar, le collisioni con le navi, i cambiamenti climatici e soprattutto l'uccisione accidentale nelle reti da pesca, invece di perder tempo a discutere di maggiori quote di caccia. Soltanto le reti uccidono 300,000 balene e delfini ogni anno - uno ogni novanta secondi. Ad esempio, in Italia continua l'uso illegale delle reti derivanti (le cosiddette spadare) che ogni anno uccidono decine di cetacei: soprattutto capodogli e stenelle.

La verità - come unica interpretazione che ti colpisce con la sua forza come un pugno in faccia - non esiste. Ecco perché conviene sempre sentire due campane, quella del cacciatore e quella del difensore della preda. Ma, francamente, si può credere che una creatura che vive negli oceani da millenni, che si nutre di plancton e non di pesci, sia la causa della distruzione del mondo sommerso?

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