13 ottobre 2008

Attenti ai falsi in facebook

Non adoro particolarmente i social network... Li trovo per certi versi invadenti. In passato una simpatica gallery di Forbes spiegava come cancellare la propria identità virtuale. Ovviamente tra le primissime cose da fare, c'era la cancellazione dell'account facebook.
La questione però è addirittura più complessa, soprattutto se siete famosi.
ROMA - La rivoluzione Facebook, il social network con oltre 100 milioni di iscritti in tutto il mondo che sabato scorso ha richiamato a Roma 3000 persone per il primo party italiano, può nascondere l'insidia dei falsi soprattutto dei personaggi famosi. Se negli Stati Uniti, Obama e McCain, hanno interi staff che curano le loro pagine ed i loro contatti su Facebook, in Italia alcuni grossi nomi hanno pagine e contatti che però non sono gestiti da loro, nemmeno su delega. Il fenomeno dei falsi (fake in inglese) è diffuso in America, a lanciare l'allarme da noi è la società TecnologiaItalia.

"Per un utente avvezzo ai social network - dice il presidente Carmelo Cutuli - normalmente non è difficile capire se si è in contatto diretto con un personaggio o con un fake. Chiunque capirebbe da solo che risulta un po' difficile ritrovarsi tra 'gli amici' persone, peraltro indaffaratissime, come Silvio Berlusconi o Hillary Clinton, sebbene sappiamo che anche Bill Gates possiede un proprio esclusivissimo account su Facebook".

Cutuli cita poi i dati di una ricerca della CloudMark, una security firm Usa, che dice che in America i fake si nasconderebbero in una percentuale che va addirittura dal 20 al 40% delle ultime registrazioni in Usa. In Italia, dove il fenomeno Facebook ha preso piede, molti personaggi famosi ne hanno intuito le enormi potenzialità: da politici come Enrico Letta, Luca Barbareschi e Daniele Capezzone, a giornalisti come Luca Telese ed Enrico Cisnetto, a persone del mondo dello spettacolo come Giorgio Faletti e Daniele Piombi.

"Non vogliamo creare allarmismo perché crediamo in questo social network democratico che sta sconvolgendo la vita di molte persone ed è un utile strumento di lavoro - sottolinea Cutuli - il nostro è solo un 'warming' per cercare di capire come difendersi da questo fenomeno che dagli Usa potrebbe migrare in Italia. E' infatti possibile attivare delle protezioni, anche se non tutti lo sanno, e stiamo anche pensando ad un decalogo di comportamento su Facebook".

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