6 marzo 2009

Englaro, la battaglia continua

Si continua a parlare della famiglia Englaro dopo che Peppino ha annunciato battaglia legale contro chi lo ha diffamato. Sono contenta che del caso si parli ancora. Non volevo finisse nel dimenticatoio, come la vicenda di Piergiorgio Welby (diversa ma ugualmente dolorosa), che con la solita "assenza di memoria" che contraddistingue l'opinione pubblica italiana, una volta conclusa è stata del tutto accantonata. La battaglia per la libertà di scelta e per lo Stato laico non deve andare nel dimenticatoio.
Riporto alcuni articoli particolarmente interessanti sulla recente piega che ha preso la questione. Il primo l'ho pescato su Repubblica, ed è un'interessante polemica tra mezzi di informazione, tra Repubblica e l'Avvenire. Interessante - per me - perché non credevo che ancora oggi qualcuno potesse pronunciare senza sentirsi in imbarazzo inviti del tipo "cattolici, non comprate più quel giornale che ha osato esprimere liberamente un'opinione che non condividiamo". Ma soprattutto mi domando se appelli di questo tipo ottengano ancora l'effetto sperato. Evidentemente, se vengono fatti, o si presume che portino buoni risultati, o si ha una visione deformata della realtà. Per sapere la risposta, cercherò di scoprire quante copie in più di Repubblica finiranno al macero nelle prossime settimane.
Ecco l'editoriale di Repubblica, che vi invito a leggere nella sua interezza sul sito internet:
EDITORIALE
Caso Englaro, risposta all'Avvenire
In questa vicenda era in campo - c'è stato per 17 anni - un solo padre, che certo per Eluana è stato anche maestro e amico, tanto da volerle essere fedele fino in fondo, testimone d'amore e non "d'accusa", genitore e non "pubblico ministero", giudice soltanto del sentimento familiare che lo lega a sua figlia, del suo divenire e del suo risolversi rimanendo intatto: proprio per tutto ciò quella parola finale - boia - a nessuno dovrebbe venire in mente di pensarla, non solo di scriverla. Se il direttore di "Avvenire" oggi non lo pensa, meglio per lui e per tutti: ne siamo lieti.

Ma il giornale dei vescovi va avanti. Parla di "manipolazioni", "infortuni", "battute beffarde e assurde", "giornalismo creativo", "invenzioni e calunnie", fino ad attaccare Gustavo Zagrebelsky, definito "il Grande Valdese subito pronto a impartirci ad onta di ogni bon ton e garbo interconfessionale l'ennesima lezioncina sul Concilio Vaticano II".

Ora, essere valdese non è né un merito né una colpa, non toglie e non aggiunge nulla alle considerazioni di un costituzionalista che è stato anche presidente della Corte, e che senza essere gravato degli obblighi del dialogo interconfessionale spettanti tutt'al più alla gerarchia, ha diritto di pronunciare le sue opinioni sullo Stato e la Chiesa senza che vengano bollate come "lezioncine". Anche perché Zagrebelsky (è ridicolo dover parlare di questi aspetti a proposito di una discussione politica ed istituzionale, come se le appartenenze contassero più delle idee) non è valdese. È un cittadino, libero di pensare e di esprimersi.

Un brutto esempio di "manipolazione", di "battute beffarde e assurde", di "giornalismo creativo", di "invenzioni e calunnie"? No, non è il caso di ricorrere al livore di quel linguaggio. Se proprio dobbiamo scegliere tra quel lessico, preferiamo pensare ad un "infortunio". Così, non faremo come "Avvenire" che evangelicamente annuncia "cominciamo a stancarci", e minaccia di invitare i cattolici - quasi fossero un vecchio partito - a non acquistare "Repubblica".

Per noi è meglio se i cittadini, di qualunque fede e anche senza credo religioso, leggono più giornali, si documentano ricorrendo a più fonti, compresa naturalmente quella cattolica, così radicata nella tradizione italiana. Per poi formarsi una loro idea delle cose, un convincimento autonomo, concorrendo a far nascere quel soggetto delicato ed essenziale in democrazia che è la pubblica opinione di un Paese che vorremmo libero e sovrano.
(e. m.)

Proseguo con una interessante carrellata di opinioni dei vari direttori che si sono occupati del caso Englaro, presa dall'Adnkronos:
La reazione dei direttori delle testate

Fede: ''Risarcisca lui l'opinione pubblica''. Vespa: ''Da noi ospite per 9 volte''. Belpietro: ''Rischia un autogol''. Feltri: ''Mai insultato Beppino Englaro''. Giordano: ''Abbiamo difeso un principio''
Roma, 4 mar. (Adnkronos) - L'avvio da parte di Beppino Englaro di un'azione civile di risarcimento danni contro chi, a suo dire, lo ha diffamato e calunniato in questi mesi, ha provocato reazioni diverse tra i direttori delle principali testate giornalistiche.

Emilio Fede - "Della famiglia Englaro ne ho piene la scatole'', commenta all'Adnkronos il direttore del Tg4, Emilio Fede. ''Della povera Eluana conservo un ricordo triste e pieno di solidarieta' ma della sua famiglia vorrei tanto non sentirne piu' parlare. Forse e' la famiglia Englaro che dovrebbe risarcire gran parte dell'opinione pubblica, dopo che con la morte di Eluana ha recato offesa alla vita".

Bruno Vespa - Secondo il conduttore di 'Porta a Porta' Bruno Vespa, "qualunque persona che si senta diffamata ha il diritto di citare in giudizio chi ritiene lo abbia diffamato, poi i giudici stabiliranno chi ha diffamato chi. Per quanto riguarda 'Porta a Porta' escludo nella maniera piu' categorica che la trasmissione possa aver diffamato Beppino Englaro che, lo ricordo, fra il 2000 e il 2009 e' stato ospite del programma nove volte".

Maurizio Belpietro, conduttore di 'Panorama del giorno', si aspettava "che tutta questa triste vicenda si chiudesse davvero''. ''Non mi sembra il caso di affidarsi alla via giudiziaria - commenta all'Adnkronos - cosi' rischia di trasformare il suo impegno in una battaglia politica, che poi era quello che gli era stato rimproverato da alcuni, di avere cioe' non solo l'obiettivo di difendere le scelte che la figlia avrebbe espresso ma di avere appunto anche finalita' politiche. Cosi' Beppino Englaro rischia un autogol".

Vittorio Feltri - "Noi non abbiamo mai insultato Beppino Englaro, che a mio giudizio fa benissimo a rivalersi nei confronti di chi invece lo ha fatto", dice all'ADNKRONOS il direttore di 'Libero' Vittorio Feltri, che aggiunge di non credere che la 'civil action' promossa dalla famiglia Englaro anche nei confronti di alcuni quotidiani possa riguardare 'Libero'. "Sulla vicenda -spiega Feltri- abbiamo ospitato una pluralita' di posizioni perche' non volevamo limitare l'espressione del pensiero di ciascuno, ma non ci siamo mai abbandonati all'insulto". "La mia posizione personale -prosegue Feltri- e' sempre stata a favore della liberta' di scelta e sono convinto che Beppino Englaro abbia agito nella legalita', dopo una sentenza. E se in uno degli articoli pubblicati da 'Libero', di segno contrario rispetto alla posizione che ho espresso, ci dovessero essere degli insulti nei confronti di Englaro, e' giusto che l'autore ne risponda: io non daro' neanche il supporto legale".

Mario Giordano - "Abbiamo difeso un principio, ma ci siamo ben guardati dall'offendere Beppino Englaro". Lo dice all'ADNKRONOS il direttore de 'Il Giornale' Mario Giordano, sottolineando come il quotidiano da lui diretto non abbia "mai scritto che il padre di Eluana e' un assassino". "Abbiamo sempre espresso -aggiunge Giordano- una posizione chiara: hanno fatto morire Eluana, non l'hanno 'lasciata andare' come qualcuno ha detto. Eluana continuava a vivere e l'hanno fatta morire attraverso l'ordinanza di un tribunale, trasformando un caso individuale in un caso pubblico nel tentativo di far passare un principio che per noi e' pericoloso e sbagliato".

Questa è stata una vicenda delicatissima, che ha scosso le coscienze. Ognuno si è interrogato e si è forse dato delle risposte.
Nessun membro della Chiesa ha ricordato la libertà di scelta del precedente Papa che, rendendosi conto del suo stato di salute e dell'inutilità delle cure, aveva rifiutato un nuovo ricovero in ospedale (che ormai chiamava scherzosamente "Vaticano Terzo") e avrebbe concluso i suoi giorni dicendo "Lasciatemi andare alla Casa del Padre". Oggi fa comodo dimenticarsi di quell'atto di amore verso la vita (perché il valore della vita va sostenuto anche impedendo il protarsi di quella che vita non è, ma che la scienza tanto temuta e osteggiata oggi può regalare) e di accusare di omicidio chi ha semplicemente interrotto un'alimentazione artificiale

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