26 marzo 2009

Il Governo contro Facebook e Youtube

L'emendamento del senatore dell'Udc Giampiero D'Alia al ddl sicurezza è passato al Senato. Chi ne ha sentito parlare? Sù le mani, la questione è molto importante: riguarda il controllo dei server da parte del Ministero dell'Interno.
Partiamo con ordine.
"Sanzioni ai siti che incitano al crimine" titolava il corriere.it.
ROMA - Il braccio della legge entra deciso anche nel web. Il Senato ha approvato infatti, nell'ambito del disegno di legge sulla sicurezza, un emendamento del presidente dei senatori dell'Udc, Giampiero D'Alia, che prevede la repressione dei casi di apologia e incitamento via internet di associazioni mafiose, criminose, eversive, terroristiche, oltre che di violenza sessuale, discriminazione, odio etnico, nazionale, razziale e religioso. Lo ha reso noto lo stesso D'Alia.

L'obiettivo sarebbe quello di "ripulire la rete, e in particolare il social network «Facebook», dagli emuli di Riina, Provenzano, delle Br, degli stupratori di Guidonia e di tutti gli altri cattivi esempi cui finora si è dato irresponsabilmente spazio".
Francamente ho visto più spesso dare "irresponsabilmente spazio" a cattivi esempi in televisione (dove il pubblico è pure maggiore) che in Rete, ma vabbé...
Una misura straordinaria per riportare un po' di legalità nel Paese o solo una mossa politica per mettere il bavaglio agli oppositori?
L'emendamento D'Alia, parte del Pacchetto sicurezza proposto dal governo, ha suscitato polemiche e timori. I più grandi social network, come Facebook e YouTube, supportati dalle perplessità espresse dai frequentatori di Internet, attraverso blog e forum, temono che lo stesso si trasformi in una sorta di censura per gli spazi virtuali a cui dovrebbe applicarsi.
Timori alimentati da voci di spicco della politica italiana, come quella dell'on. Antonio Di Pietro, che, a torto o a ragione, hanno addirittura messo a confronto la situazione italiana, nel caso in cui il Decreto dovvesse passare così come proposto, con quella della Cina e della Birmania.
Leggete il per intero l'articolo, "Nessuna censura per Facebook e simili. Precisazioni di D'Alia", tratto da Pcworld.it

Tutti tranquilli? Mica tanto.
Riporto uno dei tanti commenti che girano in Rete e che sintetizza al meglio preoccupazioni condivise da molti utenti:
Il testo dell'art.50 bis in questione non comprende solo i reati (odiosi) citati nell'articolo pubblicato su Corriere.it ma tutti i "delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali." Rimangono aperte molte domande. Cosa si intende per "disobbedire alle leggi"? Che uso verrà fatto di questo articolo? Rischia di poter essere utilizzato per ridurre al silenzio il democratico dissenso? E la prevista "attività di filtraggio" su chi verrà eseguita? Indistintamente su tutti? Sappiamo benissimo che non c'è bisogno di nessuna attività di filtraggio per far chiudere su Facebook un website che inneggia alla Mafia. Il filtraggio serve per altro, per controllare le persone e le opinioni. Siamo seri: chi vuole delinquere utilizza reti anonime e collegamenti criptati. Come annunciato a suo tempo dal Capo del Governo (3 dicembre: "Per quanto riguarda internet manca una regolamentazione") è in corso una stretta sull'utilizzo di Internet. Ho cercato di raccogliere cronologia e documenti di quello che sta succedendo su http://attaccabrighedigitale.wordpress.com
.
Quando ho saputo della notizia ho subito pensato a Beppe Grillo. Sono andata sul suo blog e ho scoperto che sono già pronti i bannerini contro l'emendamento D'Alia. E un "documento programmatico" intitolato "Il "Merda Wall" di D'Alia contro Internet".
Sono a favore del diritto all'oblio, che in Italia tutti sembrano ignorare (non a dimenticare le grandi tragedie, ma a non mettere sempre il dito nella piaga e a pescare nel torbido anche quando si è nell'acqua cristallina). Ho però la strana impressione che una legge simile non aiuterà a rispettare le vittime e a combattere reati, ma solo a punire i "liberi pensatori". Del resto non sarebbe la prima volta che la libertà di opinione non è ben accetta in Italia. Ma i tempi cambiano: ieri a emigrare erano intellettuali e minoranze religiose... oggi saranno i server.

Nessun commento: