14 ottobre 2009

Cronaca di una morte (falsa) annunciata dal web 2.0


Questa mattina, mentre ero sprofondata nella revisione di un documento Seo di una cinquantina di pagine, mi bussano in messenger. Notizia secca: "E' morto Pizzul! :(".
Ci tengo a sottolineare che non ho contatti appassionati di necrologi. C'era un motivo se ero stata avvisata. Da anni ho una sorta di venerazione per Bruno Pizzul. Venendo dalle sue stesse terre ho avuto modo di seguire alcune sue conferenze. E' una persona squisita, umana e affabilissima. Non segue il Web, come oggi ha avuto modo di ribadire al giornalista dell'Ansa che si accertava sul suo stato di salute, e mentre in molti soffrivano per la sua dipartita, si stava facendo una bella partitina a carte, come ogni mattina.
Chiusa questa parentesi, ritorniamo al mio messaggio in messenger.
Mi sono collegata subito all'Adnkronos. Niente. Il Corriere.it. Niente. L'Ansa. Niente.
Cerco in Google news e trovo solo un articolo de Il Giornale del Friuli che ne dà l'annuncio. Ma la pagina non funziona.
Faccio la prova del nove. Wikipedia. Wikipedia sembra avere un referente nell'Aldilà perché appena c'è un decesso subito appare la data di morte. Complimenti per la prontezza dei collaboratori o degli internauti.
Comunque sia, etichetto la notizia come bufala, mi auguro che non porti sfiga a Pizzul e mando a quel Paese il mio contatto che mi ha rattristata inutilmente e torno al mio documento Seo.
A distanza di qualche ora ho poi scoperto che tutti hanno ripreso la notizia, confermandone l'infondatezza.
Il Giornale del Friuli - testata registrata al Tribunale di Udine da cui si potrebbe pretendere una certa attendibilità - ha pubblicato una "rettifica" che trovate qui:
Storia di una bufala. La finta morte di Bruno Pizzul
Ecco alcuni estratti:
A questo punto sono le ore 10.24 e riceviamo un sms in cui ci comunicano che Bruno Pizzul è morto. Effettuiamo una rapida ricerca su internet e scopriamo che ci sono numerosi siti che affermano un tanto, in particolare su yahoo rinveniamo le tracce di uno scambio di messaggi tra… testimoni oculari. Una signora o ragazza afferma che una ambulanza si è fermata sotto casa di Bruno. ‘Dicono sia morto’ o qualcosa di simile. Persino Wikipedia ha già aggiornato la pagina.
In perfetta buona fede pubblichiamo la notizia della morte di Bruno Pizzul. Le funzionalità del nostro giornale consentono qualsiasi modificazione nel giro di un istante, ma non avevamo fatto i conti con gli ’spider’ e le ‘indicizzazioni’ di Google News che intercettano la nostra notizia e la rendono disponibile sul motore di ricerca se uno digita ‘Bruno Pizzul’.
Ciò nel giro di alcuni… millisecondi (potenza di internet).
Infatti già alle 10.34 lo stesso nostro collaboratore via sms ci dice ‘Notizia morte Pizzul va verificata’, fino a ‘freddarci’ alle 10.46 con un ‘Pizzul è vivo’.
[...]
Ecco la differenza tra web giornalismo e stampa tradizionale. Noi abbiamo commesso un unico errore, quello di non aver fatto i conti con Google News che ci ha ‘ripreso’ ed enfatizzato la nostra prima notizia pochi secondi dopo che l’avevamo pubblicata.
E poco conta che noi, 20 minuti dopo, l’abbiamo rimossa.
E adesso con chi ce la pigliamo? Con Google? Con Internet? Col Grande Fratello?

Ho lavorato abbastanza come giornalista, prima per la carta stampata e poi per il web, per poter fare un lungo elenco di errori della redazione.
In primo luogo avrebbero dovuto correggere l'articolo pubblicato, e non cancellarlo, in modo che la "replica" fosse subito reperibile (visto che il coccodrillo era già indicizzato).
Ma il problema sta a monte. L'errore - enorme, gravissimo, tanto più per una testata registrata - è che i fatti vanno sempre verificati. Non puoi verificare personalmente i fatti? Allora entrano in gioco le fonti.
Su Virgilio hanno anche ricordato che bastava controllare sul sito della Figc l'assenza del proclamato "minuto di silenzio per Pizzul". In effetti così si risparmiavano pure il costo della chiamata...
Qualsiasi giornalista - web di sicuro, ma penso anche tradizionale - è ben consapevole che gli UGC e i social media non sono fonti attendibili. Possono essere spunti. Possono essere oggetto di articoli. Generano fenomeni. Ma non sono fonti attendibili. Ci deve essere qualcuno che applica un filtro e che sbugiarda eventuali mitomani o allarmisti.

Prendete ad esempio il caso di Zack Efron, che molti - in Italia - accusano di aver sparato a un gatto in Australia. Fate una ricerca con "efron sparato gatto" e con "efron shot cat". Le reazioni degli animalisti sono state scatenate da un pezzo in lingua inglese così assurdo che perfino un bambino si sarebbe accorto che era satirico. Ma così non è stato e il sito si è visto costretto a rettificare e a spiegare che era uno scherzo. In Italia non hanno neppure perso tempo a rettificare. Tanto il clamore si era già scatenato, chissene frega del resto.
Comunque sia, in questo caso non è successo nulla di grave. Pizzul l'ha presa bene e i suoi fan sono stati contenti nel saperlo intento a giocare a carte. E il sito "allarmista" avrà avuto un picco di visite. Vincono tutti. Tranne che l'informazione.

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